Playstation 1: il viale dei ricordi
- shazel90business
- 25 gen 2021
- Tempo di lettura: 2 min
È possibile che un pezzo di plastica e gomma possa racchiudere molteplici ricordi?
La risposta a questo quesito per la mia esperienza è assolutamente si.
Questo è ciò che è accaduto con il ritrovamento del joystick della prima Playstation.
Averlo nuovamente tra le mani ha scaturito in me un fiume di ricordi che mi hanno catapultato al Natale dei miei 8 anni, quando un piccolo me scartava i regali circondato dai familiari ed esultava per aver ricevuto la console tanto agognata.
Non ero nuovo alle console casalinghe, avevo già posseduto il Super Nintendo ma la Playstation 1 mi ha aperto un mondo di fantasia che non mi sarei mai potuto immaginare, e che, ripensandoci oggi mi fa emergere un sorriso sul viso tanto che la considero la mia, vera prima console che abbia mai utilizzato a fondo.
Come ho già scritto e discusso in altri articoli di questo blog il primo disco, che non possiamo proprio definire gioco, visto che era il disco che racchiudeva le varie demo compreso con l'acquisto della console, che racchiudeva tra i vari titoli quelli che hanno segnato la mia infanzia Klonoa , Kula World e Tomb raider.


Ma tralasciando i giochi in se, come mezzo di intrattenimento fine a se stessa, ho parlato di sentimenti ed emozioni, perché questo era per me la console di casa Sony, un mondo, non per fuggire dalla realtà, ma bensì per espandere la fantasia di un bimbo che scopre nuove vie e nuove storie.
Non volendo incentrare tutto l'articolo sul me bimbo e per far comprendere che una console possa essere un sistema di intrattenimento trasversale, dal bambino all'adulto, rispolvero un vecchio ricordo che custodisco gelosamente, quello di osservare mia madre, durante il periodo estivo, con amici di villeggiatura, emozionarsi e impegnarsi, fino a tarda notte, nel completare i vari titoli della saga di Tomb Raider. Questo ricordo lo ritengo speciale perché vedevo l'attaccamento verso la saga da parte di mia madre e di conseguenza mi emozionavo guardandola.

Nel momento storico che viviamo, dove i videogiochi vengono definiti alienanti e disturbanti per l'intelletto dei giovani, questo ricordo ha l'ardire di far comprendere, che invece, di demonizzare i videogiochi bisognerebbe sedersi al fianco del proprio figlio/figlia e domandare, interessarsi ed interagire con il mondo che esplorano, ogni volta che avviano un nuovo titolo, per capire le informazioni e i sentimenti che ne scaturiscono, così da avere un proprio punto di vista scevro da contaminazioni esterne.

La speranza che ho per questa storia è quella di essere un punto di incontro per molti e un momento di riflessioni per tanti.
Tornando al quesito iniziale e dopo aver letto questa storia, rispondete anche voi e spero che la mia risposta sia comprensibile a tutti.
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